Capacci verso la fine del mandato: “Noi portatori di un cambiamento radicale”

Capacci verso la fine del mandato: “Noi portatori di un cambiamento radicale”

Imperia. “L’Amministrazione Capacci è nata con l’intenzione di portare un cambiamento radicale, una vera svolta rispetto ad un passato statico e monolitico, provando a rinnovare Imperia, una città tanto bella quanto difficilmente aperta alle innovazioni, dove “il nuovo che avanza” viene fatto scendere alla prima fermata”. E’ quanto scrive in un lungo post il sindaco Carlo Capacci ad una manciata di mesi dalla fine del suo mandato.

“La storia insegna che tutti i progetti, anche quelli accesi dai migliori intenti rivoluzionari, spesso vengono ridimensionati, non per incompetenza o perché l’adeguarsi agli standard sia più facile, ma perché ci si trova a lottare contro i mulini a vento, soprattutto quando si cerca di cambiare proprio quest’ultimo – scrive in un post Capacci – In questi giorni sono stato definito da alcune testate nazionali come “una brava persona che però di fatto non ha quasi governato la città, lasciata in mano alla lenta burocrazia comunale e alla colpevole incuria dei cittadini”. Brave persone e lentezza sono caratteristiche che sono felice di confermare: con i tempi che forse qualcuno reputa da moviola, ovvero quasi cinque anni, le brave persone guidate da questa amministrazione, assieme alla lenta burocrazia dirigenziale sono riuscite ad ottenere finanziamenti e incassare somme per oltre 30 milioni di euro. Un bel risultato per chi ha sempre fatto il cittadino e mai il politico soprattutto se confrontate con i 40 milioni di euro reperiti in 10 anni dal Sindaco Luigi Sappa con l’ On. Claudio Scajola Ministro della Repubblica che certamente e giustamente si adoperò per far arrivare soldi ad Imperia”.

Ancora il primo cittadino di Imperi: “Una situazione che mi ricorda molto la favola della Cicala e della Formica. Con la differenza che in questo caso, la brava formica, che di politica non sapeva niente, ha saputo risanare le casse disastrate di un Comune dove, forse, troppe cicale esperte di politica, si erano dedicate maggiormente al (bel) canto”.

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