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Savona, il capannone mai concluso di Lavagnola: immaginato negli anni ’90, ancora vuoto nel 2018

Savona, il capannone mai concluso di Lavagnola: immaginato negli anni ’90, ancora vuoto nel 2018

Savona. Avete presente il “com’era, com’è”? Bene. Oggi parleremo, invece, di “com’è, come dovrebbe essere”. Il soggetto della nostra riflessione è il cosiddetto “cementone” di Lavagnola, quegli imponenti capannoni bianchi – destinati ad un uso artigianale e commerciale, ma mai ultimati – che fanno “brutta mostra” di sé sulla sponda destra del torrente Letimbro, di fronte al complesso dell’ex Centrale Enel. La quale, tra l’altro, secondo l’approvato Programma di Riqualificazione Urbana di Lavagnola del 2007, avrebbe dovuto essere convertita in 85 alloggi di edilizia sovvenzionata, anch’essi mai realizzati: ma di questo si avrà modo di parlare in un altro momento.

Torniamo, invece, al polo artigianale di via Basso, “nato male”, si potrebbe dire, e, almeno per ora, finito peggio. Immaginato fin dagli anni Novanta, i tempi per la sua realizzazione sono già incerti nel 2004, dopo la scoperta, nell’area, di una discarica a cielo aperto più volte segnalata dagli abitanti della zona e infine sequestrata dalla Guardia di Finanza. Sui circa 100 mila mq di terreno viene rinvenuto un vero e proprio cimitero di rifiuti di ogni genere, tra cui carcasse d’auto, vecchi elettrodomestici (comprese alcune cucine a gas), centinaia di pneumatici usati, eternit, scarti di cantiere, liquami maleodoranti.

Conclusa la bonifica superficiale, l’indagine per stabilire eventuali responsabilità e per verificare un presumibile inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere del Letimbro (ipotesi poi scongiurata), rallenta ulteriormente i lavori per la costruzione dei capannoni.Nel 2006, poi, la Lega Nord, nella persona del referente locale, Giancarlo Bertolazzi, esprime viva preoccupazione per l’impatto ambientale del polo artigianale di Lavagnola, poiché – citiamo le sue parole – “comporterebbe un degrado dell’itinerario, congestionerebbe una zona già difficile per la sua viabilità e stravolgerebbe l’intero territorio”.

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