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Festa della Liberazione, l’Opera Nazionale Caduti senza Croce: “Ricordare anche i caduti della Repubblica Sociale”

Festa della Liberazione, l’Opera Nazionale Caduti senza Croce: “Ricordare anche i caduti della Repubblica Sociale”

Altare. “I caduti non hanno bandiere, non hanno nemici: essi parlano lo stesso linguaggio di pace e meritano lo stesso rispetto che deve esprimersi coi sentimenti di un solidale cordoglio. Ecco perchè rivolgiamo un appello ad autorità ed associazioni affinché il Cimitero delle Croci Bianche di Altare sia incluso fra i siti da onorare: sarà un gesto riparatore ad un oblio che dura da oltre settant’anni, un gesto generoso che tutti dovrebbero apprezzare”. E’ questa la richiesta che arriva da Enrico Albertazzi, presidente del comitato regionale dell’Opera Nazionale per i Caduti senza Croce, che così chiede “parità di celebrazioni” tra partigiani e combattenti della Repubblica Sociale che riposano al cimitero militare di Altare in occasione della Festa della Liberazione del prossimo 25 aprile.

“Per ricordare il 74^ anniversario della Liberazione sono stati programmati in Savona e provincia vari eventi celebrativi – ricorda Albertazzi – Fra questi ben figurerebbe una cerimonia nel cimitero militare di Altare (meglio conosciuto come il Cimitero delle Croci Bianche). Com’è noto, a simboleggiare una fraternità ritrovata da morti, nel cimitero riposano prevalentemente i resti di combattenti delle formazioni repubblicane (RSI) ma anche di alcuni partigiani. Una targa posta all’interno del sacrario (a cura della locale Associazione Nazionale Combattenti e Reduci) recita: ‘Raccolte in questo cimitero, all’ombra di un’unica bandiera, riposano le spoglie di soldati, anche ignoti, caduti sui più remoti fronti di una guerra crudele, e di giovani e vecchi fucilati inermi, non lontano da qui. Tu ricordalo perché a te essi confidano di vivere con amore nella libertà della Patria’. Eppure questo cimitero, nonostante l’alto valore simbolico che esprime è ignorato, o quasi, dall’ufficialità”.

Da qui la proposta: “Ricordare ed onorare anche i ‘vinti’ non deve suonare come offesa alla memoria di chi sacrificò la propria giovinezza, la propria vita per riguadagnare all’Italia libertà e democrazia; la nostra pietas deve essere rivolta a tutti coloro che in un’ora tragica per il nostro paese, avendo fatta in buona fede una scelta, quella tra passato e futuro, una scelta che determinò spesso un destino crudele, caddero con onore su opposti fronti”.

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