Altre News

Sanremo, Antonio Di Pietro al Casinò per raccontare “C’era una volta Tangentopoli”

Sanremo, Antonio Di Pietro al Casinò per raccontare “C’era una volta Tangentopoli”

Sanremo. Nell’ambito dei Martedì Letterari del Casinò di Sanremo il 28 maggio alle ore 16.30 in sala Privata  per il ciclo “la Cultura della legalità “Antonio Di Pietro già magistrato, ministro e saggista e il procuratore aggiunto di Imperia, Grazia Pradella parleranno su “C’era una volta Tangentopoli”. L’incontro è incluso nel programma di formazione dei docenti.

Tangentopoli è un termine usato in Italia dal 1992 per definire un sistema diffuso di corruzione politica. Inizialmente è stata Milano, considerata la capitale morale del Paese, a essere designata come capitale delle tangenti dopo che il 17 febbraio 1992 venne arrestato M. Chiesa, amministratore socialista del Pio albergo Trivulzio, casa di riposo per anziani. In seguito, con l’allargarsi dello scandalo, il termine venne usato nel gergo politico e giornalistico per riferirsi ad aree geografiche, enti pubblici, frazioni di partiti il cui funzionamento apparve dominato dalla ricerca di tangenti. In tale senso, il termine divenne sinonimo di corruzione come scambio di denaro privato per accesso privilegiato alle decisioni della pubblica amministrazione. Più che a uno scambio individuale tra corrotto e corruttore, esso venne via via riferito a sistemi di corruzione allargata, con scambi molteplici, complessi e sistematici, tra cartelli di imprese private, clan di uomini politici e amministratori pubblici, intermediari e, talvolta, boss mafiosi.

Nella descrizione delle vicende politiche italiane, il termine tangentopoli emerse con le indagini conosciute come ‘mani pulite’. Quello di Chiesa fu infatti il primo di una lunga serie di arresti di uomini politici provenienti da quasi tutti i partiti di governo, inquisiti per reati quali concussione, corruzione, ricettazione, associazione a delinquere, violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Trentacinque giorni dopo l’arresto, Chiesa – denunciato da molti dei fornitori dell’ente pubblico da lui stesso presieduto – iniziò, infatti, a collaborare con i giudici, innescando una catena di confessioni che portò, nel volgere di pochi mesi, all’incriminazione di diverse decine di amministratori pubblici e imprenditori. Le indagini da Milano si propagarono quindi verso Verona, Venezia, Reggio Calabria, Firenze, Varese, Ancona, Napoli, Parma e Roma. Parallelamente alla classe politica locale, furono coinvolti politici di rilevanza nazionale. Nel dicembre 1992 il segretario del Partito socialista italiano (PSI), B. Craxi ricevette la prima di una lunga serie di informazioni di garanzia, alla quale fece seguito, il 12 gennaio dell’anno successivo, una prima richiesta di autorizzazione a procedere al Parlamento che lo portò a dimettersi da segretario nazionale del PSI nel febbraio. Sette ministri del governo presieduto allora da G. Amato si dimisero a seguito del coinvolgimento nello scandalo.

» leggi tutto su www.riviera24.it