Sanremo. Il dottor Giorgio Ardizzone, primario del reparto di Rianimazione del “Borea” di Sanremo, ospite dei nostri studi, ripercorre un anno di pandemia.
Un anno fa vi siete trovati all’improvviso a contrastare qualcosa di indefinito con numeri importanti…Cosa ricorda? «E’ stato un momento drammatico per tutti perché ci siamo trovati a dover fronteggiare una patologia nuova. Coloro che dicono che il Covid non esiste o non sono mai stati in un ospedale, o non hanno mai visto una Tac di un paziente affetto da Covid. E’una patologia nuova, molto particolare, poco conosciuta che richiede un livello di assistenza enorme. La cosa più importante è somministrare ai pazienti dell’ossigeno, non è detto che debbano essere immediatamente intubati e assistiti a livello intensivo, ma almeno bisogna avere una postazione da cui somministrare ossigeno. Quindi occorreva avere il posto letto per poter far fronte a una richiesta improvvisa e così alta. La scelta aziendale di destinare il “Borea” al Covid è stata vincente e ha permesso di avere i letti con la somministrazione di ossigeno per ogni paziente. Un’alta percentuale di pazienti aveva poi bisogno di terapia intensiva e noi siamo stati in grado con sforzi enormi da parte del personale di garantire l’assistenza. Triplicando la loro presenza, medici, infermieri, oss, ci hanno permesso di aprire tre rianimazioni e da 10 posti in pochi giorni siamo passati a 30. Non abbiamo lasciato per strada nessuno».