Dentro il ponte di Genova, ecco come funziona il monitoraggio continuo e high tech

Dentro il ponte di Genova, ecco come funziona il monitoraggio continuo e high tech

Genova. Se dovesse esserci una pila particolarmente sotto stress, un lampione mal funzionante, qualche oscillazione di troppo o troppo limitata un impalcato troppo flesso uno dei sensori – e sono 240 – che tengono sotto controllo il nuovo ponte Genova San Giorgio lo comunicano a un computer, praticamente una plancia di comando per il viadotto-nave costruito dal consorzio PerGenova (Webuild e Fincanteri) e disegnato dall’architetto Renzo Piano.

Inoltre tutto il ponte, avendo appunto la forma di una carena ed essendo vuota, è percorribile al suo interno, attraverso passerelle e corridoi allestiti acciaio su acciaio, e sarà così impossibile farsi sfuggire cosa non vada.

Oltre a sensori e ai corridoi di ispezione, una nota particolare meritano i due robot ideati dall’Istituto italiano di tecnologia e realizzati dal gruppo Camozzi, su commissione di Seastema spa e Cetena spa (Gruppo Fincantieri): si occupano della ispezione della superficie inferiore dell’impalcato e dell’elaborazione dei dati per la determinazione di eventuali anomalie (Robot-Inspection) e gli altri due puliranno le barriere antivento ed i pannelli solari (Robot-Wash).

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