“Achille Lauro: la dissacralità del vessillo nazionale, la blasfemia e il vergognoso silenzio di istituzioni e Chiesa”

“Achille Lauro: la dissacralità del vessillo nazionale, la blasfemia e il vergognoso silenzio di istituzioni e Chiesa”

Con la sua nobile simbologia la bandiera Italiana rappresenta l’elemento aggregante per eccellenza, pur subendo trasformazioni di natura strutturale attraverso i secoli, è giunta alla nostra contemporaneità carica di quel bagaglio culturale di civiltà, che rappresenta sempre la più alta espressione di sacralità e di unione. Così possiamo affermere che la bandiera è ancora oggi il segno espressivo di coesione per eccellenza, simbolo di uno o più popoli. Nel mondo moderno, in effetti, il simbolismo della bandiera sa lanciare sempre lo stesso messaggio di unione, continuando a legare piccole e grandi comunità, sotto lʼemotivo, rutilante segno – simbolo, apportatore di fratellanza sociale e sublimazione dello spirito di campanile, quale tutti ben conosciamo.

A questo punto però mi è doveroso pormi un interrogativo e quindi una riflessione ad alta voce. Lʼinterrogativo è questo: ma vi è in noi il giusto e dovuto culto ideale, il rispetto e la percezione del valore della bandiera? La risposta è no! Sul palco del Teatro Ariston di Sanremo durante l’esibizione del signor Lauro De Marinis, in arte Achille Lauro, figlio di Nicola giudice della Corte di Cassazione, abbiamo assistito a due comportamenti a mio avviso molto gravi.

Il primo blasfemo quando il “cantante” ha impersonato la Santissima Maria Vergine, il secondo offensivo nei confronti della bandiera Italiana, utilizzata con tanto di Inno Nazionale per promuovere i matrimoni gay, per poi essere abbandonata per terra senza alcun riguardo. Chi mi conosce sa che non sono né un bigotto, né un moralista e né un censore però da cristiano cattolico, da cittadino Italiano e da contribuente sono indignato (e non sono l’unico!) non tanto dal personaggio Achille Lauro (che abilmente riesce a fare parlare di sé) quanto dal silenzio delle Istituzioni, “Mamma Rai” in testa (alla quale paghiamo il canone) e da una Chiesa modernista rappresentata da un uomo che tutto è tranne che un Papa.

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