Cronaca

“Se devo morire, preferisco farlo sul campo”: la protesta dei ristoratori riapre i locali

“Se devo morire, preferisco farlo sul campo”: la protesta dei ristoratori riapre i locali

Genova. “Da ieri siamo aperti a pranzo e a cena perché stando chiusi non possiamo più sostenere le spese, se devo morire, preferisco morire sul campo piuttosto che sul divano a casa”. Questo lo sfogo di Fabio Condidorio della ‘Locanda in centro’ di via Fiasella che ha detto basta alle chiusure forzate, mettendo nuovamente a disposizione i tavoli del suo ristorante.

Dopo la manifestazione di ieri a Roma, sotto Montecitorio, la protesta si allarga e prosegue con l’iniziativa che punta ad aprire alcune saracinesche anche della nostra città, sia per il pranzo che per la cena: “Speriamo di poter dare un segnale anche ai colleghi che magari hanno paura delle sanzioni, ma se saremo in tanti qualcosa cambierà, e questa non deve essere vista come una ribellione o come una protesta, ma come un diritto, diritto al lavoro e un bisogno del lavoro“.

Secondo i ristoratori l’andamento del contagio è slegato dalle restrizioni che hanno colpito il settore: “Probabilmente hanno sbagliato categoria, siamo alla quarta settimana di arancione e qua in Liguria i contagi continuano ad aumentare – sottolinea Condidorio – o forse semplicemente qualcuno forse vuole agevolare le multinazionali che in quest’anno hanno guadagnato quello che noi abbiamo perso chiudendo alle 18. Ma il nostro settore, in Italia, non è globalizzabile. Ma iniziamo a vedere troppo incongruenze, abbiamo ristoranti chiusi ma gli autogrill aperti, i teatri non possono fare nulla, ma le messe ci sono lo stesso…”

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