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Antimilitarismo, i portuali del Calp: “Siamo finiti in qualcosa di più grosso di noi, ma non ci fermeremo”

Antimilitarismo, i portuali del Calp: “Siamo finiti in qualcosa di più grosso di noi, ma non ci fermeremo”

Calp

Genova. “Sicuramente ci siamo infilati in qualcosa più grosso di noi, in parte consapevolmente in parte forse no. Quello che sarà non ci spaventa, continueremo le nostre battaglie contro il transito delle navi cariche di armi nel nostro porto e contro la presenza di neofascisti e neonazisti in città”. A parlare è Riccardo Rudino del Calp, uno dei 5 portuali sotto inchiesta per associazione per delinquere finalizzata, a quanto parrebbe perché le indagini sono corso, alla commissione di diversi reati legati all’antifascismo militante ma soprattutto alla battaglia intrapresa due anni fa contro l’approdo a Genova delle cosiddette navi delle armi.

Lui e quattro suoi compagni di lavoro il 24 febbraio di quest’anno sono stati perquisiti dalla Digos all’alba: a casa gli hanno portato via di tutto, compresi i pc di fidanzate e figli. Le perquisizioni si sono estese sul luogo di lavoro con controlli degli armadietti e soprattutto di un container utilizzato come deposito. Le perquisizioni erano formalmente per reati ‘bagatellari’ che in caso di condanna si risolvono con una multa, ma quasi per caso l’avvocato che li difende ha scoperto che a monte di quell’indagine ce ne sarebbe una molto più pesante in cui si ipotizza il reato appunto di associazione per delinquere.

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