Imperia. E’ cresciuto sotto il Fascismo, la dittatura, l’ordine e l’obbedienza. Ha preso parte alla lotta per la conquista della Repubblica, della Democrazia e della Costituzione. Lo avevo già incontrato anni addietro, quando mi raccontò di come il suo cane Tom gli avesse salvato la vita da una rappresaglia tedesca. Lo ritrovo giovedì scorso, a Ventimiglia, durante un incontro alla Biblioteca Aprosiana dove con le stesse parole consunte dal tempo, dal fardello di portare la testimonianza dell’ignominia storica ha ripercorso altri frammenti di quella difficile conquista della libertà chiamata Resistenza. E’ il partigiano “Fernanda”, al secolo Stefanio Capponi (Sanremo, 1927), ex combattente delle valli imperiesi.
Era il 1944 – racconta Capponi – , i primi di settembre. Ero arruolato in una brigata partigiana che muoveva sulle montagne intorno a Ville San Pietro, una piccola frazione di Borgomaro. Qui veniva sempre un uomo a rifornirci di viveri. Fichi, castagne, fagioli che rinvigorivano quei momenti trascorsi nella pioggia e nella paura. L’uomo all’apparenza sembrava un amico, un alleato ma in realtà i suoi scopi erano altri.
Presto infatti quell’uomo si mostrò un vilissimo traditore. Con l’inganno provocò un agguato privo di pietà.