Savona. Una vecchia signora, un tempo nobile ed elegante ed ora sommersa nella nostalgia di ciò che fu. Una fabbrica che scrisse giorni di gloria per l’industria e che ora mette in mostra i propri macchinari ormai quasi immobili, in attesa di essere smantellati. Un’azienda ormai prossima alla chiusura, durante gli ultimi giorni prima del trasferimento definitivo.
Scegliete l’immagine che più preferite, tanto è lo stesso: basta che renda bene la malinconia, la sensazione da “ultimo giorno di liceo” che regna nell’edificio di quella che fu, e dovrebbe ancora essere, la Provincia di Savona. Un ultimo giorno di scuola che, però, dura ormai da un anno e mezzo. L’impressione, vagando nei corridoi che fino a poco tempo fa brulicavano di attività (svolta bene o male è indifferente, non è questo il punto), è quella di un’azienda pronta a trasferirsi per chissà dove che vive i suoi ultimi giorni, tra gli ultimi scatoloni da chiudere e le targhe da rimuovere.
Peccato, però, che nulla di tutto ciò sia reale: la Provincia lì è, e al momento lì sta. E quella netta sensazione di ente “abbandonato a se stesso” fa capolino ancora più prepotente, proprio perché associata all’impotenza, confessata ogni tanto a denti stretti anche da chi in quelle mura trascorre le sue giornate lavorative.