Ceriale. C’è la “Jeunesse de Kassaro Senior” del Mali aiutata con la donazione “Albenga-Amsterdam”, quindi la “Compassion Football Team” della Tanzania supportata dall’ASD Albisola 2010 o ancora la “Assumption Football Team”, sempre in Tanzania, sostenita dal Sampdoria Training Camp. Sono undici le squadre nate grazie all’iniziativa “Find the cure” e sostenute da associazioni sportive o singoli che hanno capito lo spirito del progetto di “Africa United”, la più grande squadra di calcio del mondo. Dalle pendici del Monte Ngyro in Kenya, alle distese di canna da zucchero della Tanzania, ai terreni aridi del Mali è iniziato un torneo che potrebbe far invidia ad “Euro2016”. Qui non ci sono i campioni come Ronaldo, Pogba o Pellé, ma tanti ragazzi che tirano calci ad un pallone a piedi nudi e che ringraziano di cuore i benefattori italiani. Si giocano partite appassionate in campi ricavati dalla terra, con palloni logori o fatti di sacchetti di plastica compressi, a volte scalzi o con una scarpa sola perché il paio è stato condiviso con un compagno.

Dall’Italia sono arrivati divise e palloni, ma la solidarietà non può finire qui. “Abbiamo bisogno di altri cuori generosi – spiega Daniele Sciuto di Find The Cure che ha tre sedi tra Ceriale, Asti e Moncalieri – Abbiamo portato in Africa divise donate da squadre di calcio italiane. Doni ricevuti con grande entusiasmo. Un gesto piccolo e semplice, ma dai grandi risultati. Ma ora è necessario ripartire per completare il progetto. Le squadre di calcio della Liguria possono aiutare in questa operazione benefica”.