Cronaca

Mignanego, “Negro di me..a, tornatene al tuo Paese”. E in Valpolcevera nasce il comitato popolare antirazzista

Mignanego, “Negro di me..a, tornatene al tuo Paese”. E in Valpolcevera nasce il comitato popolare antirazzista

Genova. Intolleranza, razzismo, paura del diverso, dello “straniero che ti ruba il lavoro”. Se la drammatica storia di Emmanuel Chidi Namdi, ucciso per aver difeso la compagna da insulti razzisti, è da giorni sulle prime pagine di tutti i giornali, quotidianamente si verificano nei nostri quartieri episodi di razzismo più o meno strisciante che non finiscono sui giornali e sembrano ormai tollerati dai più. Ma non da tutti. In Valpolcevera un gruppo di cittadini ha dato vita a un Comitato popolare antirazzista che ieri ha fatto la sua prima ‘uscita pubblica’ con un volantinaggio a Pontedecimo.

“C’è troppo fascismo qui in giro, nei quartieri e nelle città e per evitare che dilaghi dobbiamo riprenderci la piazze” spiega Ennio Cirnigliaro, portavoce del neonato comitato.
Il comitato è nato quasi in parallelo ai tragici fatti di Fermo, ma vuole essere una risposta ai tanti piccoli episodi di intolleranza che popolano i quartieri.

L’ultimo in ordine di tempo è accaduto il 25 giugno scorso a Mignanego mentre era in corso la festa del paese: un ragazzo minorenne è stato aggredito verbalmente da due uomini di circa 40 anni che lo hanno apostrofato con “Negro di me..a, tornate al tuo paese, qui non ti vogliamo” e altri insulti dello stesso tenore. Per fortuna, quando alle parole stavano per seguire i fatti qualcuno è intervenuto per separare gli aggressori dal ragazzo.
La sorella ha denunciato l’episodio con un video su Facebook raccontando quanto avvenuto e ciò che spesso capita a lei quando va in giro per mano al suo fidanzatino italiano. “Evitate di chiamarci negri – dice lei – ed evitate di darci la colpa del fallimento di questo Paese perché non è colpa nostra perché mio padre fa un lavoro che gli italiani non vogliono fare per mantenere la famiglia”. La ragazza spiega anche che “a preoccuparmi è il fatto che gli aggressori fossero due adulti, che magari erano lì con le loro famiglie e i loro bambini a cui dovrebbero dare il buon esempio”.

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