Savona. La V sezione della Cassazione ha annullato le condanne di I e II grado del funzionario di polizia alassino, Angelo Tomao, che era accusato di sequestro di persona ai danni del “rivale” Stefano Mundula. La vicenda risale al giugno 2008, quando secondo l’accusa Tomao avrebbe trattenuto contro la proprio volontà Mundula negli uffici della polizia alassina, con la “scusa” del fotosegnalamento, dopo uno scontro fisico avuto poco prima nella casa della sua ex fidanzata.
Dopo 8 anni dunque la vicenda giunge al termine: i giudici hanno accolto la tesi del sostituto commissario, che durante i gradi di giudizio ha sempre ripetuto che la sua intenzione era quella di evitare che una donna, la quale a piu’ riprese aveva denunciato persecuzioni violenze e minacce, ne dovesse patire di ulteriori. Ai giudici aveva testimoniato che si era comportato come sempre: cioè aveva suggerito ai suoi colleghi di procedere come di prassi al fotosegnalamento dell’uomo. Quel suggerimento invece era stato valutato dagli inquirenti e dai giudici di I e II grado un arbitrio personale, che integrava il reato di sequestro di persona: per lui era arrivata una condanna ad un anno e sei mesi.
“E’ stato un processo complesso – il commento dell’avvocato Franco Vazio – Da subito mi ero persuaso dell’innocenza di Angelo Tomao e della legittimità del suo operato. La V sezione penale della Cassazione ha scritto la parola fine nel modo migliore, con una sentenza che afferma senza mezzi termini che il fatto compiuto da Angelo Tomao ‘non costituisce reato’. Era un processo che sostanzialmente giudicava la carriera di un servitore dello Stato che si era sempre distinto per la sua abnegazione e serietà; per queste ragioni la mia soddisfazione personale e professionale è maggiore. Giustizia è fatta”.