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Imperia, la provincia con il più alto tasso di suicidi: parola all’esperto Francesco Longo

Imperia, la provincia con il più alto tasso di suicidi: parola all’esperto Francesco Longo

Imperia. L’ultimo caso è successo qualche giorno fa: un uomo si è tolto la vita gettandosi sotto un treno in corsa ad Arma di Taggia. Ma nei giorni precedenti anche altre persone avevano deciso di porre fine alla propria esistenza, chi con un colpo di fucile, chi con una corda intorno al collo: numeri, questi, che non possono più essere ignorati. La provincia di Imperia, insieme a quella di Gorizia, detiene un triste primato: quello del maggior numero di suicidi e di persone con problemi psichiatrici. Quali sono le cause? Lo abbiamo chiesto al dottor Francesco Longo, medico psichiatra associato a “Medicina e Persona”. “Le tipologie del suicidio sono varie e molteplici ne sono le cause”, spiega lo psichiatra, “C’è chi pensa che non ci sia una malattia alla base di un suicidio. Anche se questo si associa a malattie. Il mio parere è che si tratti di un grande problema di salute pubblica perché non può non preoccupare il fatto che ci siano persone che decidano il contrario di quello che sembra ovvio: ovvero la conservazione della propria vita”. “La causa prevalente”, aggiunge il medico, “Va ricercata nelle relazioni.

Esistono fattori protettivi e altri di rischio. Un buon inserimento sociale nella propria famiglia e una buona situazione di coppia sono fattori protettivi, ad esempio. Nelle cronache di oggi, leggiamo che molte persone non sono più in grado di accettare le separazioni che diventano, così, un fatto drammatico e portano a suicidi o tentativi di suicidio. Si tratta di un fenomeno del tutto nuovo: un tempo lo stress era legato alla perdita reale, al lutto”. Perché un uomo o una donna cercano l’autosoppressione? “Alcuni sostengono che una persona che si uccide lo fa perché non ha trovato soluzioni e perché è carica di una sofferenza psicologica interiore a cui non trova risposta. Una sofferenza che sente intollerabile. Tutti i suoi bisogni sono frustrati e di risposte positive non ne trova più. Quando si arriva a questo punto, allora una persona può sentire il bisogno di annullarsi. Gli studi in materia dicono che il sentimento più avvertito in questi casi è la mancanza di speranze, accompagnato dalla sensazione di non essere più aiutati. A questo punto, la mente della persona continuerà a pensare solo al suicidio”.

Ci sono dei segnali, dei preavvisi che i familiari o gli amici di chi pensa al suicidio possono cogliere? “Alcuni campanelli d’allarme possono essere colti, altri no. Anche gli studiosi su questo punto divergono: c’è chi parla del disagio interiore come un campanello d’allarme e chi invece dice che non lo è. A volte dei segnali ci sono, ma nessuno se ne accorge”. Difficile, anche, comprendere fino in fondo se la scelta di togliersi la vita sia completamente “libera” o se la persona che arriva a suicidarsi lo faccia perché a prevalere è stata una costrizione. La crisi economica attuale può spingere ad un gesto estremo? “Devo essere onesto”, risponde il dottor Longo, “Il campo di osservazione epidemiologico non dimostrerebbe, a parte episodi locali, una crescita fortissima del fenomeno. Quando parliamo di crisi economica non dobbiamo fare un discorso in percentuali, in quanto “crisi economica” vuol dire tante cose. Vuol dire, ad esempio, meno servizi e meno operatori.

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