LA SPEZIA – È da molti anni che “Italia Nostra” partecipa con attenzione alle vicende dell’isola Palmaria . Dallo scorso anno, quando il Demanio marittimo ha dismesso molti suoi beni – edifici talora anche degradati – in favore del Comune di Portovenere, si è aperta, per il futuro dell’isola una scelta probabilmente cruciale: lasciare al libero mercato (e alla speculazione edilizia) la chance di cementificare e stravolgere l’isola (in gergo politico ‘valorizzandola’) oppure preservarla da questa minaccia, visto che essa è anche Parco regionale, Sito UNESCO e Sito d’interesse Comunitario europeo), pensando quindi ad un piano lungimirante di tutela e uso sostenibile.
Questo potrebbe puntare, di massima, a riordinare quanto già esiste sia ai fini della testimonianza storica (merita ricordare almeno i due grandi e architettonicamente pregevoli forti: l’“Umberto I” e il “Cavour”), sia di alcuni usi turisticamente sostenibili rivolti ai visitatori interessati, nel corso dell’intero anno solare, a tutto quanto l’isola può ancora – per fortuna – offrire come patrimonio naturale: la bellezza delle coste, della falesia, dei fondali, delle grotte, dei boschi, degli specchi marini. Tutto ciò noi abbiamo ora il dovere e l’opportunità di preservare in modo stabile e definitivo, come lo status già menzionato dell’isola ci impone.
Ricordiamo che su questi temi vi è stato un fiorire di iniziative, ad opera di comitati, associazioni e liberi cittadini, spesso confluiti nel Laboratorio Palmaria, che, con una approfondita ricerca, prova a delineare un futuro possibile/auspicabile per l’isola.