Albenga. “Sono i fatti che contano e non le parole. Sono le delibere che dicono qualcosa, non i comunicati stampa raffazzonati del giorno dopo. Il Consigliere comunale di Albenga con delega alla municipale, Manlio Boscaglia, forte della sua ignoranza politica, non ha ancora capito oggi che la mozione di Forza Italia discussa in Consiglio comunale di ieri sera era un atto dovuto, di stima e ringraziamento, alle nostre forze dell’ordine, carabinieri e polizia di Stato, che operano sul nostro territorio albenganese. Alla luce anche degli episodi che a Napoli si sono recentemente verificati”. Così i consiglieri comunali Ginetta Perrone ed Eraldo Ciangherotti replicano alle parole del consigliere Boscaglia che ha criticato la loro mozione.
“Nessun consigliere ha voluto sottovalutare l’operato dei nostri vigili urbani ai quali lo zelante consigliere Manlio Boscaglia, se non fosse preso in piena stagione dagli affari della sua azienda agricola, avrebbe potuto dedicare un ordine del giorno del Partito democratico nel Consiglio comunale di ieri sera, per apprezzarne i meriti e gli obiettivi raggiunti. Forza Italia avrebbe votato senza dubbio anche quella deliberazione del Pd, perché quando si tratta di sicurezza, chi la garantisce rischiando della propria vita merita sempre un plauso” proseguono Ciangherotti e Perrone.
“E invece no, il Partito democratico di Albenga, bocciando ieri sera la mozione che voleva riconoscere un plauso alle nostre Forze dell’Ordine, ha dato uno schiaffo a ciascun uomo e donna in divisa che lavorano sul territorio, giorno e notte, per garantire la nostra sicurezza. Fortunatamente ai Carabinieri e Polizia di Stato basta già la soddisfazione della gente. Capiamo l’imbarazzo oggi del centrosinistra ingauno che, vergognandosi troppo tardi, adesso lascia il Consigliere Boscaglia a sbrigarsela per esporre le ragioni ‘deliranti’ motivate già ieri sera dai banchi della maggioranza. Quando diciamo che Manlio Boscaglia sarebbe stato un pessimo comandante della municipale se anni fa fosse stato promosso a quel ruolo, intendiamo proprio questo, il suo grosso limite caratteriale che avrebbe svilito una divisa da dirigente” concludono Perrone e Ciangherotti.