Vi racconto la storia del cane che capì come addestrare i suoi proprietari o meglio compagni umani o meglio ancora domestici e fac-totum.
Aveva soli due mesi quando arrivò a casa (come da termini di legge 60 giorni esatti), era un batuffolino, un piccolo ammasso di peli con la coda che saltellava qui e là. Fin dall’inizio comprese subito come la situazione fosse complicata.
“Questi umani mi parlano continuamente con un tono acuto, emettono vocalizzi e piccoli strilli quando mi vedono, fanno facce buffe e smorfie a tutto andare!”, pensò il piccolo cane. Ed effettivamente era così, i primi mesi il linguaggio a lui dedicato conteneva molti vocalizzi e suoni infantili di poco significato. A primo avviso però non si scompose più di tanto, penso che fosse normale dato che riservavano lo stesso linguaggio anche ad un altro cucciolo presente in casa, però umano. Essendo molto emotivo a volte non conteneva la pipì, veniva sgridato per questo, ma lui non ne poteva niente se non reggeva l’emozione in quei momenti pieni di gioia.