Genova. “Mamma hai visto? C’era questo Caprese… Che sc..zo!”. All’uscita del liceo Classico e Linguistico Giuseppe Mazzini di Sampierdarena il refrain è più o meno questo. La prima cosa che fanno gli studenti, quasi tutte ragazze, che escono dalla porta dell’istituto, è telefonare a casa. Per raccontare come è andata – e male o bene che sia è andata – la prima prova del loro Esame di Stato: il tema.
Caprese è in realtà Giorgio Caproni. I suoi “Versicoli” erano il testo da analizzare nella traccia A. Il poeta livornese, ma genovese d’adozione (“Ogni pietra di Genova è legata alla mia storia di uomo. Questo e soltanto questo, forse, è il motivo del mio amore per Genova, assolutamente indipendente dai pregi in sé della città. Ed è per questo che da Genova, preferibilmente, i miei versi traggono i loro laterizi”). Ma non per questo nei licei cittadini sono stati più avvantaggiati. “Non l’abbiamo mai affrontato durante i cinque anni – dice Nicoletta, una tra le prime ad aver consegnato il compito ed è essere volata via dai banchi – ed è un peccato perché uno studia tanto e poi non può sfruttare le sue conoscenze proprio all’esame”. Lei ha scelto la traccia D, il “concetto di progresso, partendo da un testo di Edoardo Boncinelli”.
Anche Yvette, coetanea e compagna di scuola nella sezione A del Linguistico Mazzini, non conosceva Caproni. “Io mi sono buttata sul saggio breve, arte e letteratura, sul tema della natura tra minaccia e idillio – afferma – è andata bene, spero, quello che mi preoccupa è l’orale”. Entrambe sgranano gli occhi quando gli raccontiamo che Caproni in realtà lo conoscono benissimo. Avete presente quella targa nel tunnel che porta all’ascensore di Castelletto? Ecco.