Diano Marina. Al processo che vede imputato Giacomo Chiappori, accusato di tentato abuso d’ufficio per una storia legata alle presunte pressioni fatte sul sovrintendente della polizia municipale Paolo Goina per annullare un verbale al titolare del bar “Caffè Teatro” di via Cairoli a Diano Marina nel 2012 per un importo di 160 euro. L’ex vicecomandante Francesco Parrella, su richiesta del pm Alessandro Bogliolo, nell’udienza di oggi, ha spiegato le modalità dei controlli sulle attività commerciali in relazione ad eventuali irregolarità sul suolo pubblico. “Nel mese di marzo arrivò una segnalazione su una situazione irregolare.
Da quel momento cominciammo la nostra attività d’indagine previa segnalazione inviata al consigliere delegato Carpano. E maggio due agenti mi dissero che il sindaco li aveva fermati per chiedere spiegazioni. Io personalmente non ero mai stato avvicinato da alcun amministratore. Ma ricordo di una direttiva dello stesso Chiappori che sottolineava di astenersi da fare verifiche negli esercizi commerciali. Io risposi fornendo i risultati di quello che era stato svolto nei primi due mesi. Nonostante quella direttiva comunque dopo poche settimane concludemmo gli accertamenti, ma non perché “avvisati” dal sindaco. L’attività era terminata. Comunque dopo quel periodo, di iniziativa, non erano state effettuate altre verifiche”. Il pm Bogliolo ha chiesto a Parrella un’attività svolta sul bar Roma. “Ci sollecitarono di svolgere un accertamento.
A gestire il bar era Manduca che all’epoca era consigliere di minoranza”. L’attuale comandante Daniela Bozzano, teste della difesa, ha spiegato come “la titolare del Caffè Teatro aveva chiesto un’autorizzazione del suolo pubblico da stagionale ad annuale. Ricordo che la concessione venne rilasciata poi il 14 marzo ma aveva come tempo regolare dal 1 gennaio al 31 dicembre. Sulla questione del verbale da 160 euro il sindaco mi chiese spiegazioni se era possibile elevarlo ad un esercente se era in possesso di autorizzazione. Ma era una domanda generica, mi parlò di un vigile senza fare nomi. Ricordo che c’era una seconda vicenda di un commerciante che vendeva abbigliamento e scarpe sistemando abusivamente gli stendini che però “disturbavano” l’attività di un ristorante. Lo faceva sporadicamente quando sapeva che i vigili erano impegnati in controlli diversi. Ma anche il vicino venne sanzionato per occupazione abusiva del suolo pubblico così come un altro esercente. Avevo disposto un controllo, ma non su pressioni di amministratori. Tra l’altro c’era il rischio che i due potessero arrivare alle mani”.