Genova. Giangiorgio Pasqualotto arriva a Palazzo Ducale per indagare sulla figura di Schopenhauer, il filosofo sospeso tra l’Occidente delle sue radici, e l’Oriente della sua inclinazione mistica. Un incontro per dipingere l’incontro dell’uomo con la metafisica del Buddha.
Schopenhauer è stato, infatti, l’unico filosofo occidentale a riservare un’attenzione privilegiata al pensiero indiano, in particolare a quello sedimentato nelle Upaniśad e a quello espresso dagli insegnamenti del Buddha. Per quanto riguarda il primo, Schopenhauer considera la metafisica dell’Atman/Brahman – presente nei testi del Vedanta – equivalente alla propria metafisica della Volontà. Per quanto riguarda il secondo, Schopenhauer considera le proprie riflessioni a proposito della compassione (Mitleid) in diretta connessione con quelle buddiste su karunā (compassione).
In entrambi i casi sono riscontrabili in realtà notevoli differenze specifiche tra le tesi di Schopenhauer e quelle presenti nel pensiero vedantico e negli insegnamenti del Buddha. Tuttavia rimane ancor oggi esemplare l’atteggiamento di rispettosa considerazione che il filosofico di Danzica riservò a forme di pensiero assai lontane da quelle che connotano la tradizione del pensiero europeo.