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Dries Mertens: il re Mida del gesto tecnico

Dries Mertens: il re Mida del gesto tecnico

Per chi come me si spende nel predicare l’importanza della tecnica individuale nel gioco del campo e nello riscattare i giocatori “miniaturizzati” penalizzati a dire di molti  in riguardo alla mancata indispensabile fisicità quella offerta da “Ciro” (così lo hanno ribattezzato i napoletani) è una grande occasione di rivincita.

In questo campionato le sue magie hanno incantato tutti. Strakosha, portiere della Lazio, era riuscito a fare la cosa giusta il 20 settembre, uscendo con tempismo sul pallone in anticipo su di lui e dirottando la palla sull’esterno, il più lontano possibile dalla porta. Ma non aveva fatto i conti con la lucida follia di Mertens, che quando viene anticipato già pensa alla possibilità del tiro cercando di rientrare in posizione sul pallone disegnando una mezzaluna, come insegnano alla scuola calcio. Dries guarda la porta solo per un attimo, quindi calcia, meravigliosamente. Strakosha prova a rientrare tra i pali anche velocemente, ma è tutto inutile. Mani nei capelli c’è da scommetterci, per chiunque sulla faccia della terra abbia visto questo gol in diretta.

Questo vale per il fantastico secondo gol, contro il Genoa, con un pazzesco stop al volo di destro con la suola e tiro con l’altro piede: un capolavoro di tecnica e precisione. La crescita di Dries Mertens suona come una rivincita che non teme confronti. Su di lui infatti nessuno (o quasi) voleva scommettere: troppo basso, troppo gracile. Se dai calciatori però si può imparare qualcosa che esuli dall’ambito del campo, allora varrebbe davvero la pena dedicare un po’ di tempo all’asso belga, autentico self-made man del pallone, capace di costruirsi la carriera passo dopo passo, partendo dal fondo senza saltare nemmeno uno scalino. Più forte di tutto e di tutti, pregiudizi inclusi.

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