Imperia. Sul caso della piscina Cascione scrive Gian Franco Grosso del movimento “Imperia Bene Comune”:
“Imperia è una città particolare, molto particolare. È la città dove si accettano le più grandi nefandezze e dove si subisce qualsiasi sopruso in silenzio per anni purché una briciola di ciò che viene portata via agli altri torni prima o poi anche a te. È la città dove si ha bisogno di un padrino anche per giocare a biglie su un pezzo di spiaggia. Imperia è la città della politica inversa, quella che il giorno dopo aver fatto sprofondare la città si erge a difensore del declino chiamando in causa quelli che non c’erano. È stato così per il porto, per il Teatro Cavour, per la biblioteca, per l’Agnesi e lo è oggi anche per la piscina Cascione”.
“Io faccio parte della Commissione di Vigilanza dall’ottobre 2013, in qualità di consigliere comunale di opposizione, con compiti consultivi, così come stabilito nell’art. 25 della convenzione. Avere compiti consultivi significa che non hai potere decisionale, che non voti all’interno della Commissione e che eserciti un ruolo semplicemente propositivo e di controllo sugli atti. A mio modesto parere la Commissione di Vigilanza, istituita con la convenzione tra Comune e Rari Nantes è un organismo contrattuale che svolge un ruolo di affiancamento ai competenti uffici comunali. La responsabilità di verificare la corretta gestione dell’impianto, la sua salubrità ed adeguatezza resta in primis in capo ai responsabili dei settori comunali competenti, che si avvalgono ad adiuvandum della Commissione”.