Sono sempre più convinto che la “bellezza” possa aiutare le città a ritrovare un’anima. Ogni volta che osservo una situazione di degrado urbano quasi sempre vedo in esso l’accompagnamento sociale dato da trascuratezza, dall’assenza di quei piccoli gesti dettati da un educazione che non vedo ormai più da molto tempo.
Sembra ormai che gettare cartacce in ogni luogo, sigarette, non raccogliere le deiezioni canine, abbandonare tanto al mare quanto in montagna i resti del picnic sia talmente abituale che quasi non ci si indigna nemmeno più e senza una civile e comune indignazione questi atti si moltiplicano divenendo quasi figli della consuetudine. E la mancanza cronica di cultura la fa da padrona.
In un momento di crisi, ci si dovrebbe aggrappare alla cultura, in ogni campo. La cultura di una città non è banalmente andare a teatro o ascoltare rapiti ed emozionati un’opera lirica, rifugiarsi nelle sale per una rappresentazione teatrale, ascoltare un’orchestra sinfonica o visitare mostre e musei. La cultura di una città è data da come gli abitanti vivono la stessa e da come la stessa cultura di una città viene tramandata di generazione in generazione.