Savona. Condanna a tre anni e otto mesi di reclusione per Don Renato Rosso, ad un anno e dieci mesi di reclusione e 700 euro di multa (pena sospesa) per Don Carmelo Licciardello, mentre Antonella Bellissimo è stata assolta da ogni accusa perché il fatto non costituisce reato. E’ questa la sentenza arrivata al termine del processo per gli ammanchi da un milione di euro nei conti della Caritas di Albenga. Il collegio del tribunale ha anche condannato Don Rosso a versare un maxi risarcimento danni da 561 mila euro a favore della Diocesi di Albenga-Imperia (parte civile con l’avvocato Nicola Ditta), oltre che all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Un verdetto che, di fatto, si allinea quasi interamente alle richieste che erano state avanzate nella sua requisitoria dal pm Chiara Venturi: per quanto riguarda Don Rosso sono cadute soltanto le accuse relative all’appropriazione indebita dei soldi destinati alle adozioni a distanza (“per non aver commesso il fatto”), mentre per entrambi i sacerdoti alcune contestazioni sono finite in prescrizione (quelle riferite al 2010). Don Licciardello, soltanto in riferimento ai fatti commessi dopo il 2013, sempre in relazione all’accusa di appropriazione indebita di fondi destinati alle adozioni, è stato assolto per non aver commesso il fatto.
Don Rosso era finito a giudizio in qualità di direttore della Caritas dal 2005 al 2012 e doveva rispondere delle accuse di appropriazione indebita, malversazione ai danni dello Stato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, mentre Don Licciardello, all’epoca parroco di Ceriale (oggi è a Dolcedo), doveva rispondere di concorso in appropriazione indebita di soldi destinati alla Onlus Rishilpi per le adozioni a distanza. Ad Antonella Bellissimo, come segretaria della Caritas, veniva invece contestato il concorso in appropriazione indebita insieme a Don Rosso di soldi della Caritas e della Diocesi di Albenga-Imperia.