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Insalata di ricci di mare

Insalata di ricci di mare

Un uomo che ti porta i ricci di mare ti ama.
Senza ombra di dubbio. Ti ama di un amore devoto, sacrificale, quasi religioso.
Un amore che lo porta ancestralmente a immergersi per ore e ore, tra gli scogli e le spine, per avere poi poche leccate di voluttà.
E’ una faccenda da maschi di una volta, da eroi della maschera e del boccaglio, da cavernicoli scesi al mare per trovare gioielli preziosi da donare alla propria amata.

Mio padre al mare non veniva quasi mai.
Al mare, a spiaggia, come si dice da noi, ci accompagnava la mamma.
Anche alla domenica papà preferiva cedere alla sonnolenza che lo schiantava a bocca aperta sul divano, che seguire la famiglia vociante sulla sabbia affollata.

Ma a volte no.
A volte compariva verso sera, con la faccia deformata dal sonno e dal bracciolo del divano, e scendeva le scale del lido con quelle ridicole gambette bianche storte e secche attaccate al grosso petto abbronzato e villoso. Non portava né borse né asciugamano, provvedere alla comodità al mare era sicuramente compito della moglie, il suo unico bagaglio era la rete da sub con all’interno la mascherina.
Sfilava il pantaloncino e toglieva la canottiera da mare, e rimaneva con un costumino micro, residuato degli anni settanta, che mi ha sempre causato non poco imbarazzo.
E poi iniziava a sputare. Con dovizia e estrema cura, sputazzava dentro alla maschera e poi spalmava lo sputo schiumoso sopra tutto il vetro con aria impegnata e soddisfatta.

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