Liguria. Ci sarà un secondo filone d’inchiesta sulle gallerie autostradali che verrà aperto dalla procura di Genova non appena arriverà la relazione della polizia stradale di Ovada sull’ultimo episodio in A26: un tir della Mcm Autotrasporti colpito da una paratia di ondulina che si era distaccata dalla parete della galleria Pietraguzza, vicino a Masone. Indagini che potrebbero coinvolgere adesso non solo i vecchi manager di Autostrade, ma anche quelli nuovi, alla luce degli ultimi episodi.
La valutazione è in corso in questi giorni. Sul tavolo dei pubblici ministeri Walter Cotugno e Stefano Puppo c’è anzitutto il crollo nella galleria Bertè alla fine del 2019, ma poi anche l’ondulina pericolante sempre nello stesso tratto nella sera del 5 gennaio, una “notizia errata” secondo Autostrade. E ora anche l’episodio che vede protagonista una ditta di Novi Ligure, la stessa che nel crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018 dovette contare un superstite miracolato, precipitato col suo carico di acciaio proveniente dall’Ilva di Genova, mentre il camion che lo precedeva, della stessa azienda, venne persino accusato di aver causato il disastro.
Gli inquirenti valutano non solo gli ultimi incidenti, ma anche il mancato adeguamento dei tunnel di lunghezza superiore ai 500 metri alla direttiva europea. Autostrade, come tutti gli altri concessionari, avrebbero dovuto mettersi in regola entro aprile dello scorso anno. Data in cui tutti i vertici e i manager erano stati cambiati dopo quanto emerso dalle indagini sul ponte Morandi (crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone) e i falsi report sui viadotti dell’intera rete gestita da Aspi.