Tra i miei scrittori preferiti, un posto di tutto rispetto va a Nick Hornby.
Mi piace ogni cosa dei suoi libri: le trame, i personaggi, il modo in cui scrive e il suo immaginario.
Quando non so quale sarà il prossimo libro che leggerò, Hornby è sempre una certezza.
E c’è di più: non sono una di quelle persone che non ama le trasposizioni cinematografiche dei libri a prescindere.
Penso che ci voglia del coraggio a mettere in scena e dare un volto a quanto vive nell’immaginario di ognuno di noi.
E credo che nessuna trasposizione possa veramente essere all’altezza delle aspettative di ognuno di noi perchè mai nessun personaggio, mai nessuna atmosfera potrà rendere giustizia a quanto abbiamo immaginato.
Detto questo, trovo curioso vedere l’interpretazione di altri che hanno letto quanto ho letto io, che si sono emozionati come me.
E se il film non è all’altezza delle mie aspettative, poco importa: mi ha fatto riflettere, mi ha portato a ragionarci su e, magari, mi ha permesso di scovare sfumature che io non avevo visto.
Quindi, nel caso di Hornby, ho visto “About a Boy”, “L’amore in gioco” (ispirato a “Febbre a 90” ma visto attraverso la vita di un tifoso sfegatato di baseball) e, ovviamente, “Alta Fedeltà”.
“Alta Fedeltà” è un libro che, a mio parere, deve assolutamente essere letto e far parte della libreria di ognuno di noi.
Se dovessi sintetizzare la trama, riporto la descrizione fatta sull’edizione di Guanda: