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Il tartufo ligure protagonista dell’agroalimentare

Il tartufo ligure protagonista dell’agroalimentare

Vale all’incirca un milione di euro all’anno di fatturato, ma troppo spesso il tartufo ligure che, anche quest’anno, ha dato grandi soddisfazioni ai tartufai che si apprestano a fare un bilancio della raccolta annuale, è un prodotto dimenticato, considerato “cosa da ricchi” e non, invece, un protagonista dell’agroalimentare. L’occasione per il bilancio sarà il tradizionale pranzo dell’Associazione tartufai e tartuficoltori liguri che si svolgerà al Portico di Calice Ligure domenica prossima.

Maurizio Bazzano è il presidente della associazione: “È stata una annata tutto sommato positiva, anche se non eccelsa dal punto di vista della quantità. Lo scorzone, che si raccoglie tra aprile e giugno, è stato di ottima qualità e anche di grandi quantitativi. Il bianco, il tartufo più pregiato, ha avuto una qualità ottima, ma la quantità non è stata all’altezza. Il nero pregiato, quello che maggiormente si raccoglie nell’area della Val Bormida, ma anche della Val Pennavaire e della Valle Arroscia, non è stato granché né come quantità né come qualità. Il cambiamento climatico, sta facendosi sentire anche nei tartufi”.

La metà del giro di affari del settore arriva dal tartufo bianco. Il tartufo nero pregiato è l’unico che al momento può essere coltivato nelle tartufaie. Ma anche qui ci sono dei problemi. Ancora Bazzano: “Come associazione puliamo e curiamo numerose tartufaie della Val Bormida, tartufaie libere, ma aiutiamo anche chi vuole istituire tartufaie private, e ce ne sono diverse in tutta la nostra provincia. Il problema sono le piante micorizzate”.

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