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Coronavirus, savonesi in fuga dai ristoranti cinesi: “Prima facevamo 200 coperti a pranzo, ora 15”

Coronavirus, savonesi in fuga dai ristoranti cinesi: “Prima facevamo 200 coperti a pranzo, ora 15”

Savona. “Se abbiamo subito un contraccolpi per il coronavirus? Si guardi intorno…”. E’ la frase sconsolata che ripetono diversi ristoratori cinesi nella città della Torretta: sempre gentili, spesso comunque con un sorriso dietro cui però amarezza e preoccupazione sono ben percepibili.

La psicosi Coronavirus, evidentemente, è approdata anche a Savona. Lo si intuisce dalla quantità di tavoli vuoti in molti ristoranti cinesi: un contagio ben più rapido e pervasivo di quello biologico perché alimentato da pregiudizi, paure e informazioni errate che stanno portando migliaia di consumatori a scansare tutto ciò che ha una parvenza asiatica. Anche se il virus non si trasmette attraverso il cibo. Anche se quasi tutti i cinesi residenti in Italia non tornano in patria da anni. Anche se i voli sono tutti bloccati. Le uniche stime ufficiali per ora sono quelle diffuse da Fipa-Ascom a livello nazionale: negli oltre 5mila ristoranti cinesi in Italia si registra un calo di clientela del 70%, che corrisponde a 2 milioni persi ogni giorno.

Ma è così anche a Savona? “Quello che ha letto sui giornali è reale – racconta il titolare di Jindu, storico ristorante di piazza del Popolo attivo da decenni – non so dirle se il calo è del 70%, ma di sicuro so che i clienti si sono almeno dimezzati“. Un grosso problema, dato che invece i costi restano gli stessi: “Ma noi teniamo duro – prova a sorridere Chen – prima o poi questa paura dovrà passare. Io spero che già per aprile torni tutto alla normalità”.

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