Genova. Il rischio è di avere nel prossimo futuro un incremento di cardiopatici perché, per paura del contagio da coronavirus, sono stati allontanati dalle cure. Un allarme lanciato dalla sezione ligure dell’Arca (Associazioni regionali cardiologi ambulatoriali), presieduto da Laura Casalino, che ha anche redatto un documento di proposte per dare un contribuito scientifico e organizzativo alla gestione dell’emergenza sanitaria. Tali proposte sono state inviate ai vertici regionali, ad Alisa e ai direttori generali delle Asl.
Un triage standard da eseguire prima della visita in ambulatorio: termoscanner all’ingresso, lavaggio delle mani con soluzione alcolica all’ingresso e all’uscita dall’ambulatorio, uso di mascherina, appuntamento con evidenziata la necessità di presentarsi esattamente all’orario della visita stabilita per evitare assolutamente assembramenti nella sala di attesa. Per lo stesso scopo da parte di noi specialisti verrà assicurato il rispetto degli orari di visita concordati, presentarsi a visita non accompagnati se non in caso di minori, anziani non autosufficienti o per motivi logistici non altrimenti gestibili.
La riorganizzazione delle agende, distanziando gli appuntamenti: le visite eseguite con le giuste attenzioni in termini di sicurezza dell’utente e dell’operatore, sempre garantendo la massima attenzione ai bisogni sanitari, si sono inevitabilmente prolungate; a questo conseguono, nonostante la massima buona volontà degli operatori, ritardi che sia pur lievi si accumulano durante la giornata di lavoro con conseguente rischio di “assembramento” dei pazienti in sala d’attesa; dopo ogni visita c’è la necessità di eseguire una sanificazione accurata degli spazi con disinfezione delle superfici, della strumentazione utilizzata e ricambio dell’aria nell’ambulatorio. Inoltre, dalle numerose “consulenze telefoniche” che i cardiologi stanno eseguendo in questo periodo, sono emersi casi di pazienti che hanno un’assoluta necessità di eseguire una visita a breve termine. Per soddisfare quest’ulteriore emergente bisogno, sarebbe necessario strutturare l’agenda di appuntamenti prevedendo un’importante quota di prestazioni riservate al servizio. Questo offrirebbe una tempestività di azione senza costringere il paziente ad accedere al pronto soccorso.