Genova. «Settore fortemente in crisi che conta a livello locale circa 600 strutture che, da più di due mesi, hanno registrato una contrazione dell’attività fino al 100%, per le misure restrittive adottate in contrasto al diffondersi dell’epidemia, e dove si prevede una stagione turistica non semplice se non si sbloccherà al più presto la situazione. Sia a livello locale sia regionale, è necessario intervenire con misure straordinarie atte a sostenere il settore, come l’annullamento, della TARI per i mesi di stop forzato, e interventi mirati che diano liquidità alle imprese, oltre a permettere la riapertura immediata di queste strutture, spesso situate in zone isolate dell’entroterra, dove, con ampi spazi all’aperto è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza anti coronavirus».
È quanto afferma Coldiretti Liguria, a seguito della lettera inviata a tutti i Comuni, per chiedere l’annullamento del pagamento della Tari (tassa sui rifiuti) per i mesi di inattività del 2020 per le aziende agricole, agrituristiche e tutte quelle legate al mondo della pesca. Una forte iniziativa economico-finanziaria la cui esigenza è emersa dall’acuirsi dello stato di difficoltà dei diversi comparti agricoli ed ittico regionali, e soprattutto per quelle strutture, come l’agriturismo e l’ittiturismo, che hanno subito, un azzeramento della domanda e delle presenze, peraltro con un’evidente diminuzione della relativa produzione di rifiuti.
«Il crack subito dal settore agrituristico locale – afferma Marcello Grenna, presidente di Terranostra Liguria – sta mettendo in crisi molte imprese agricole, che puntando sulla multifunzionalità aziendale, sono sempre riuscite a dare una risposta alle nuove esigenze dei viaggiatori che raggiungono la nostra regione. Nel concreto a gravare sulle imprese è stato, e continua ad essere, il crollo della domanda internazionale a cui si aggiunge la caduta di quella interna a seguito del lockdown, per il quale sono saltati sia il periodo pasquale sia i ponti del 25 aprile e del 1° maggio, con effetti stimabili, a livello italiano, in una perdita di circa 200 milioni di euro. Per superare la crisi occorrono misure finanziarie in grado di sostenere la capacità economica e produttiva delle nostre Imprese. L’agricoltura e la pesca sono storicamente settori a maggiore resilienza, ma occorre dare una mano per affrontare la tempesta, attraverso interventi pubblici che consentano a tutti di ripartire e di farlo nel modo migliore. Noi agricoltori e pescatori non ci siamo mai fermati e abbiamo continuato a portare avanti le attività di coltivazione, di allevamento e pesca garantendo a tutti, anche attraverso la vendita a domicilio e l’asporto, la possibilità di mangiare sano e locale nell’ottica del #Mangiaitaliano sostenendo il territorio, l’economia e l’occupazione».