Genova. Classi divise in piccoli gruppi con sempre gli stessi educatori, termoscanner, certificati medici e disinfettanti a disposizione, priorità alle famiglie che hanno più difficoltà a gestire i figli a casa per via del lavoro. Sono alcune delle misure di prevenzione ipotizzate dal tavolo tra Anci, ministeri di Salute e Istruzione e dalla società italiana di pediatria. Ipotesi che, però dovranno essere vagliate dall’Istituto superiore di sanità e che quindi non si sa affatto se permetteranno o meno di arrivare a giugno con la riapertura degli asili nido, delle scuole dell’infanzia o dei centri estivi.
Anche dall’incontro avvenuto questa mattina tra il Comune di Genova, i sindacati confederali della funzione pubblica e le rsu delle strutture pubbliche e private, quello che è emerso è che, purtroppo si naviga ancora in altissimo mare e che anche il Comune – nonostante qualche settimana fa il sindaco Bucci avesse anticipato che esisteva un piano per la riapertura degli asili – è fermo in attesa delle linee guida nazionali.
Una situazione che preccupa i sindacati, e non solo per quanto riguarda le strutture comunali ma anche i tanti asili e centri privati. Una situazione che preoccupa, ovviamente, su vari fronti, quello occupazionale e quello educativo. “La chiusura dei nidi e delle scuole dell’infanzia a seguito dell’epidemia, misura necessaria per frenare la curva del contagio, ha provocato risvolti problematici sia sul versante della continuità del progetto pedagogico, sia sul versante dei soggetti più deboli per i quali si è aggravata la condizione di povertà educativa”, dice Carmen Foti Segreteria Fp Cgil Genova.