Economia

Accordo Piaggio Aero 2014, l’analisi del Partito Comunista Italiano: “… e ne rimasero 15”

Accordo Piaggio Aero 2014, l’analisi del Partito Comunista Italiano: “… e ne rimasero 15”

Regione. “Dopo aver stracciato l’accordo del 2008 che prevedeva la costruzione del nuovo stabilimento a Villanova d’Albenga e la conseguente chiusura di quello di  Finale Ligure ( l’idea dell’azienda era di fare una bella speculazione edilizia… poi non andata a buon fine) e la conferma che il sito di Genova Sestri Ponente non veniva toccato, si passa all’ accordo del 2014”. Così, in una nota, il Partito Comunista Italiano (Federazione di Genova).

“In quel periodo – spiegano – si faceva occupazione a Genova Sestri Ponente, mentre nella stessa azienda a Finale Ligure si continuava a lavorare. Alla fine ai lavoratori è stato presentato un referendum. Si votava per l’accordo, addirittura definito un buon accordo dai sindacati e dall’rsu. Questo accordo prevedeva la chiusura dello stabilimento di Genova Sestri Ponente, ad eccezione del Service, e lo spostamento da Finale Ligure a Villanova d’Albenga. Alcuni operai, se volevano potevano licenziarsi per essere ricollocati alla Laerh di Albenga, sempre a fare carpenteria aeronautica. Nell’accordo si specificava che, alla fine del percorso, nessun operaio avrebbe perso il lavoro”.

“Anzi, nelle aree che la Piaggio lasciava (ora occupata dal consorzio Phase) vi sarebbe stata l’assunzione degli operai che erano in cassa integrazione. Inoltre, per gli stessi, ci sarebbero stati corsi di riqualificazione. Siamo ormai a sei anni da quel buon accordo. Come stanno le cose? – si domandano gli esponenti del partito comunista – . Tanti operai di Genova si sono licenziati invogliati dagli incentivi economici ‘donati’ loro dall’azienda a questo scopo. Una manciata di soldi in fretta e furia in modo che gli operai non avessero neppure il tempo di fare due conti per capire se era a loro vantaggio o no. Perché l’azienda  ha messo subito una scadenza dichiarando che solo un numero limitato di persone avrebbe preso il massimo dei soldi. Cosi in tanti si sono mossi. Oltre alla scadenza, pero’, le persone  rimaste fuori non avrebbero accettato di prendere meno.  L’azienda aveva comunque ottenuto un buon numero di uscite, circa un 90%, e ha dato gli stessi soldi a tutti”.

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