Quezzi, i cuccioli di cinghiale consegnati “in pasto” ai cacciatori: gli animalisti si mobilitano

Quezzi, i cuccioli di cinghiale consegnati “in pasto” ai cacciatori: gli animalisti si mobilitano

Genova. Dopo giorni di scorribande non sono più riusciti a sfuggire. Nei giorni scorsi sette cuccioli di cinghiale sono stati prelevati dalle guardie faunistiche regionali in largo Merlo, il cuore del quartiere di Quezzi in Bassa Valbisagno. Il loro destino è già scritto per legge: se non vengono abbattuti sul posto, gli ungulati devono essere portati in una delle zone di addestramento cani (zac) nei boschi dove diventano prede dei cacciatori che in qualche caso sono anche autorizzati a sparare.

E mentre questa zona della periferia genovese è diventata in qualche modo l’emblema della questione cinghiali, proprio da qui è ripartita una mobilitazione che gli animalisti avevano lanciato senza successo già qualche mese fa. Le associazioni chiedono che almeno una delle oltre 20 zone di addestramento usate per rinchiudere i piccoli prelevati in città diventi una sorta di “riserva naturale“, senza cani da caccia, dove gli animali possano essere sterilizzati attraverso farmaci nascosti nel cibo.

“Purtroppo la gente non sa cosa succede quando i cuccioli vengono portati via – spiega Massimo Di Silvestro, l’attivista che a giugno aveva salvato una mamma cinghiale ferita da una freccia -. Noi siamo i primi a dire che non possono vivere in mezzo alla strada perché sono pericolosi per chi va in scooter. Ricordiamo che sono stati i cacciatori a introdurre specie che si riproducono molto più velocemente per avere più esemplari da cacciare. È colpa loro se la situazione oggi è questa”.

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