Campo Ligure. Una bomba statunitense di oltre 220 chili, esplosivo escluso, sganciata probabilmente nel 1945 per colpire un obiettivo sensibile, il ponte della ferrovia. È lei la responsabile della più grande operazione di evacuazione organizzata in valle Stura dai tempi della seconda guerra mondiale, quando quell’ordigno è caduto nei pressi del fiume senza però esplodere. A svelare i retroscena della delicata operazione di disinnesco sono i militari del 32esimo reggimento guastatori di Fossano, specializzati in questo campo
“Andremo a eliminare le due spolette, prima quella di coda e poi quella di naso – spiega il maggiore Elvio Pascale -. Se non verranno via, taglieremo le due estremità con una macchina a getto d’acqua e sabbia, in questo modo la segheremo e poi la trasporteremo in cava per la distruzione mediante combustione”. Al lavoro 9 artificieri specializzati, mentre globalmente sono 30 le unità dell’esercito impiegate per l’operazione.
Per disattivare le due spolette si usa una speciale chiave “a razzo”, ma una risulta piegata e per questo l’operazione non è delle più semplici. Per sezionare l’ordigno viene adoperata una cosiddetta swordfish (“pesce spada”), un meccanismo che spara un getto di acqua e sabbia ad altissima pressione (350 bar) usato per tagliare il metallo a freddo, senza creare attrito e quindi senza il rischio di scaldare l’esplosivo.