Cronaca

Concessione ad Aspi: revoca o decadenza? Gli scenari possibili e contenzioso di almeno 8 anni

Concessione ad Aspi: revoca o decadenza? Gli scenari possibili e contenzioso di almeno 8 anni

Genova. A poche ore dalla lunga notte del Consiglio dei ministri che dovrebbe decidere (il condizionale è d’obbligo visto che il dossier Autostrade non compare nemmeno nell’ordine del giorno della riunione fissata alle 22 di oggi) su quella che viene comunemente chiamata la “revoca” della concessione ad Aspi, proviamo a fare un po’ di chiarezza sulle strade che potrà intraprendere il Governo se deciderà di interrompere anticipatamente il suo rapporto contrattuale con il maggiore concessionario delle autostrade italiane.

Revoca e decadenza: differenze e costi per lo Stato

Da un punto di vista giuridico occorre infatti distinguere tra “revoca” e “decadenza”. entrambe le misure sono contemplate (insieme al recesso e alla risoluzione, che tuttavia disciplinano rapporti di natura privatistica) dall’articolo 9bis della convenzione con Aspi.
Ma si tratta di ipotesi ben diverse. La revoca da parte del concedente infatti è un provvedimento amministrativo che ha alla base motivi di interesse pubblico che sono cambiati rispetto a quanto è stata firmata la convenzione. Per esempio, il Governo potrebbe dire che revoca la concessione ad Aspi perché ha deciso di mantenere pubblica la gestione delle autostrade.
La decadenza invece presuppone un grave inadempimento da parte del concessionario di cui vanno dimostrate le colpe. Esempio: Aspi ha lasciato crollare il ponte di Genova perché non ha fatto le dovute manutenzioni e ha causato la paralisi della mobilità della rete autostradale ligure sempre per il fatto che ha investito poco in manutenzione nei decenni precedenti.
La differenza incide enormemente sull’indennizzo/risarcimento del danno, che è previsto in entrambi i casi come esplicitato dallo stesso articolo 9bis della convenzione ma che ha costi ben diversi. In caso di revoca per motivi di interesse pubblico infatti, il concessionario-Aspi ha diritto al pieno rimborso sia per gli investimenti effettuali sia per il mancato guadagno futuro fino a scadenza naturale della concessione (che scade nel 2038). Nel caso di decadenza per gravi inadempimenti invece l’indennizzo di partenza esclude la parte riferita ai guadagni futuri e viene decurtato da una penale per il danno causato. In caso di decadenza, quindi, se il giudice o i giudici che decideranno il contenzioso accertassero i soli gravi inadempimenti di Aspi lo Stato dovrebbe pagare molto ma molto meno rispetto a 23 miliardi ipotizzati negli scorsi mesi.

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