Politica

Regionali, ecco gli sconfitti che tornano a casa a mani vuote (o quasi)

Regionali, ecco gli sconfitti che tornano a casa a mani vuote (o quasi)

Liguria. Il trionfo di Giovanni Toti consegna al centrosinistra una grande sconfitta alle regionali in Liguria, ma lascia stecchiti sul campo di battaglia anche una serie di outsider convinti (almeno così sembrava) di potercela fare. Oltre ad alcuni partiti che nei prossimi cinque anni in consiglio conteranno poco.

Il primo della fila è sicuramente Aristide Fausto Massardo. L’ex preside della facoltà genovese di ingegneria, già perdente alle scorse elezioni per il rettorato, era stato il primo (a parte lo stesso Toti) a decidere di scendere in campo. Poi ha chiesto più volte a centrosinistra e M5s di candidarlo presidente, e in effetti a qualcuno l’idea non dispiaceva. Alla fine la coalizione ha puntato su Sansa, ma lui ha deciso di correre comunque da solo, incassando tuttavia l’appoggio di Italia Viva (e quindi Renzi, Paita e Serafini) che ha piazzato uno dei tre simbolini sul cerchio blu della lista (gli altri due erano Psi e +Europa). Risultato: 2,42% delle preferenze, voto disgiunto irrilevante, nemmeno un consigliere eletto. Adesso dovrà tenere fede al motto del suo progetto politico: “andare oltre”.

Un’altra “straccionata” l’ha presa Alice Salvatore. La sua parabola politica è impressionante. Nel 2015 aveva ottenuto il 24,85% piazzandosi terza dopo Toti e Paita, col Movimento 5 Stelle secondo partito in Liguria. Per lungo tempo è stata capogruppo dei pentastellati in consiglio regionale, ingaggiando rumorosi duelli in aula con Lilli Lauro (e Raffaella Paita, poi diventata deputata). Poi però il M5s ha iniziato a stringere alleanze nazionali, prima con la Lega, quindi col centrosinistra. Su Rousseau la “base” l’aveva scelta come candidata per queste regionali, ma il suo partito è sceso a patti con gli “eterni nemici” del Pd. E lei è uscita sbattendo la porta. Ha fondato il movimento “IlBuonsenso” che l’ha portata allo zerovirgola (0,89% cioè 5.300 voti e poco più). Nomen omen, o forse no.

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