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Sessanta volte Diego

Sessanta volte Diego

Nel giorno del suo 60° compleanno (30 ottobre 2020), il Pibe de Oro ha scritto un’accorata lettera di proprio pugno al Corriere dello Sport che vale la pena riportare: “Gracias, amigos. Grazie a tutti. Grazie per gli auguri, per la vicinanza e per l’affetto che continuate a mostrarmi. Mi danno forza e sensazioni positive, cose che in tempi di grande paura per la salute dell’umanità e di grandi sofferenze economiche per tanti sono assai preziose. Sono sessant’anni, sì. Sono pochi o sono tanti? Devo cominciare a sentirmi pure io un po’ vecchietto, oppure no? Beh, l’ammetto, me lo sono chiesto. Ma non so darmi una risposta. Non ho rimpianti. Se ho fatto del male, l’ho fatto solo a me stesso.Come regalo vorrei che questa pandemia terminasse e che Gimnasia e Napoli vincessero un altro scudetto. Seguo Gattuso, mi piace la sua grinta e il suo calcio”.

Diego non è stato uno qualsiasi, nel mondo del calcio (sono in tanti a sostenere che sia stato il più grande davanti anche a Pelè). Dici Maradona e ti sovviene il sogno, l’asso più bravo dell’orbe terraqueo nel periodo in cui giocava, quello che vinceva la Coppa del Mondo, lo scudetto, la Coppa Uefa quasi da solo con le sue prodezze, con le sue punizioni millimetriche, con la forza che soltanto un vero campione può dare a una squadra che si riflette nella sua classe.

Dici Maradona e ti vengono alla mente i Mondiali del 1990, i «nostri» Mondiali, quelli che non abbiamo vinto perché proprio lui decise, con l’appoggio dei tifosi napoletani (che lo tifarono al San Paolo), la qualificazione dell’Argentina segnando l’ultimo rigore, quello che seguì il tiro di Donadoni e precedette quello di Serena, entrambi parati da Goycoechea. Dici Maradona e vedi, nel dopo carriera, le sue immagini di uomo ammalato, ingrassato, che entra ed esce dagli ospedali. La sua vita è stata piena di prodezze e esagerazioni, vissuta fra i gol stupendi, l’idolatria dei supporters e il fastidio del «Palazzo» a causa dell’alcol e della droga che lo hanno devastato e portato a un passo dalla morte.

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