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Crisi di governo, i leghisti liguri invocano le elezioni ma la tentazione è il ribaltone

Crisi di governo, i leghisti liguri invocano le elezioni ma la tentazione è il ribaltone

Genova. Chi frequenta il parlamento in questi giorni dice che la Prima Repubblica in confronto era il regno degli integerrimi. Le trattative per tenere in piedi il governo Conte sono più frenetiche e convulse ogni ora che passa. La tensione in vista della sfida finale a palazzo Madama è altissima e lo prova il fatto che nelle fila del Pd e del M5s è difficile trovare un deputato o un senatore ligure che risponda al telefono.

A guardare la crisi dalla finestra è il centrodestra, chiamato in causa più o meno direttamente dal premier che alla Camera ha invocato l’appoggio di “forze parlamentari volenterose” di matrice “liberale, popolare, socialista”. Una definizione che tiene dentro un po’ di tutto, e specialmente Forza Italia, che a più riprese è stata menzionata come possibile salvagente per la maggioranza qualora la campagna acquisti nel gruppo misto non desse i frutti sperati.

Ma i liguri fedeli a Berlusconi per adesso chiudono la porta. “Forza Italia non entrerà in questa attuale maggioranza, mentre potrà votare alcune leggi utili per tutti – spiega il senatore Sandro Biasotti – Se invece ci fosse un governo di larghe intese, credo che potremo contribuire”. Gli fa eco dalla Camera Roberto Bagnasco: “Noi sicuramente non saremo in questa maggioranza. A me è sembrato che Conte aprisse a tutti pur di tenere in pieni il governo. Non abbiamo intenzione di appoggiare questo presidente del Consiglio, anche se abbiamo confermato che non faremo mancare i nostri voti sui passaggi più importanti come recovery fund e scostamento di bilancio”.

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