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I colletti bianchi e il silenzio italiano

I colletti bianchi e il silenzio italiano

“Nella mancanza di scrupoli con cui piega beni e persone ai propri scopi, nell’impassibile noncuranza per i sentimenti e i desideri altrui e per le conseguenze ultime delle proprie azioni, il tipico uomo pecuniario assomiglia al tipico delinquente; rispetto a quest’ultimo, tuttavia egli possiede un più acuto senso di classe e una maggiore lungimiranza che gli consente di perseguire mete più lontane”.  Thorstein Veblen

Con “crimini dei colletti bianchi” si intendono i reati commessi da persone rispettabili e di elevata condizione sociale, nel corso della loro occupazione. Il nome (dall’inglese white collars) deriva dall’abito che normalmente queste persone indossano: una camicia bianca, il cui candore rimanda, appunto, al bisogno di non sporcarsi per compiere le proprie mansioni.
Ciò che è rilevante in questi reati è che questi non risultano associati alla povertà o alle patologie e problematiche personali. Questo tipo di criminali sono professionisti salariati come medici, magistrati, insegnanti, impiegati, manager d’azienda, dirigenti e funzionari pubblici, ma anche leader della politica e dell’economia.

I reati dei colletti bianchi, quasi sempre sottovalutati ed impuniti, colpiscono una o più delle seguenti categorie di vittime: consumatori, concorrenti, azionisti e altri investitori, inventori, dipendenti. Tra le vittime figura anche lo stato, leso dalle frodi fiscali e dalle corruzioni dei pubblici funzionari. Questi reati non sono semplici violazioni di norme tecniche, bensì comportamenti premeditati con un chiaro scopo finale.
Nel tempo, le mafie e le organizzazioni criminali hanno riversato nell’economia e nella finanza grandi patrimoni percepiti in maniera illecita, rendendo sempre più difficile la loro separazione da quelli leciti, spostando così l’utilizzo di mezzi illegali nel mercato delle normali transazioni, dando in appalto l’uso della violenza: non più esplicita, diretta e visibile, ma sempre più invisibile e indiretta.

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