Genova. «Stanno traghettando l’Italia fuori dall’emergenza con un’opera incessante da oltre 15 mesi: prima hanno allestito reparti in tempi record per i malati Covid, battendosi contro il virus anche senza protezioni adeguate, sotto organico e dimostrando un coraggio da leoni, poi si sono arruolati nella campagna vaccinale, alcuni persino volontari nei giorni di riposo pur di partecipare all’impresa di immunizzare la popolazione. Sono i nostri operatori sanitari, che qualche giorno fa abbiamo visto premiati con onorificenze al merito dal Capo dello Stato. Ma rimane vergognosamente basso il trattamento stipendiale riservato loro: con 1.400 euro al mese, gli infermieri faticano da anni ad affrontare il quotidiano, in più ora c’è un esercito di oltre 66mila precari, certificati dalla Corte dei conti, che ha calcolato solo 17.151 tempi indeterminati assegnati a medici, infermieri e altre professioni sanitarie su un totale di 83.180 assunti per l’emergenza. Una cosa inaccettabile». Così dice Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials.
«Nel dettaglio, su 31.990 unità di personale infermieristico assunto, 8.757 sono a tempo indeterminato, e su 21.414 medici solo 1.350. Stessa scena per quanto riguarda le altre professioni sanitarie, che vedono 7.044 assunzioni vere a fronte dei 29.776 reclutamenti per la pandemia. Dall’elaborazione dei dati recentemente pubblicati – prosegue Carbone – emergono scelte miopi e prive di avvedutezza politica da parte delle varie aree geografiche coinvolte. In particolare le isole svettano per colpevole penuria di contratti stabili con 2.550 infermieri reclutati, di cui solo 5 assunti a tempo indeterminato. Mentre per le altre professioni sanitarie si registra l’indecenza di 2 assunzioni definitive su 4.013 reclutamenti. Anche il Sud si attesta su numeri davvero spaventosi con 690 contrattualizzati a tempo indeterminato a fronte di 8.085 reclutamenti».