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“Siamo tutti antifascisti? Mi piacerebbe sentire gridare anche: siamo tutti anticapitalisti”

“Siamo tutti antifascisti? Mi piacerebbe sentire gridare anche: siamo tutti anticapitalisti”

L'evento inaugurale della Biennale della Resistenza 2022

Si è aperta ieri, alla biblioteca Arzelà di Ponzano, alla ex Vaccari, ospite Adelmo Cervi con il libro I miei sette padri di, l’edizione 2022 della Biennale della Resistenza. Dopo il saluto dell’assessore Chiara Battistini, intervenuta anche a nome della sindaca Paola Sisti assente per ragioni di salute, è intervenuto Paolo Pucci, presidente provinciale dell’Anpi. “Un plauso all’amministrazione comunale di Santo Stefano – ha affermato -, che porta avanti questa importante battaglia culturale, tanto più guardando a quanto accade a livello nazionale. Quando si è definita l’idea che la nostra nazione stava andando da quella parte, io mi sono vergognato nei confronti delle persone che hanno combattuto sui nostri monti. Fortunatamente molti di loro non ci sono più, così non assistono a questo scempio. Grazie ancora all’amministrazione e a tutti coloro che collaborano all’organizzazione della manifestazione. Nonostante tutto dobbiamo portare avanti i nostri valori e ciò che rappresenta la nostra storia”. “L’organizzazione di questi eventi non è scontata e soprattutto non lo sarà negli anni che ci aspettano, perché la direzione politica che stiamo prendendo non è proprio favorevole. Ma non ci fermeremo, qualunque cosa accada; continueremo sempre a difendere i principi e i valori della Resistenza”, ha proseguito Alice Bassi, presidente dell’Anpi di Santo Stefano. “Molto spesso, sui social – ha proseguito -, specie negli ultimi tempi, noto che si parla della scelta di essere antifascista come di una scelta estremista che si contrappone a un altro estremismo, cioè essere un fascista dichiarato; come se in mezzo ci fosse una grande zona grigia dove si è antifascisti in parte, antifascisti ma… no, non c’è nessun ‘ma’ sull’antifascismo. La Costituzione è antifascista, la libertà è antifascista, ogni cosa che abbiamo conquistato è figlia dell’antifascismo e di chi settant’anni fa ha sacrificato la sua vita”.

Quindi l’intervento dell’ex sindaco della Spezia Massimo Federici, che ha ricordato “la Marcia su Roma, che cent’anni fa ha aperto la pagina più buia dell’Italia moderna, una pagina di violenze, brutalità, oppressione, negazione della libertà; una storia di vergogna e disonore, un’epoca di profonda corruzione ideale e morale. Una pagina – ha proseguito – spesso descritta un po’ come una dittatura imposta, ma in realtà ci fu una purtroppo ampia partecipazione popolare, così come poi avvenne in Germania. Il fascismo è stato un regime reazionario di massa e l’idea di una dittatura imposta non ci avvicina alla verità e non ci parla della responsabilità collettiva negli eventi della storia”. Federici ha concluso osservando che “dallo sprofondo ci hanno militarmente salvato gli Alleati, ma l’onore, che non è cosa secondaria, lo hanno salvato dei ragazzi che con la loro presa di coscienza ci hanno consentito di poter guardare il mondo con la testa un po’ più alta: e questo non potevano regalarcelo gli Alleati”. Lo storico Luigi Leonardi ha dunque rilevato che “c’è da menzionare anche delle responsabilità della Corona. Se la Marcia su Roma è potuta avvenire è per la corresponsabilità dei Savoia, che hanno responsabilità anche per altre circostanze: dalle Leggi fascistissime, ad esempio, quando il Re sciolse le Camere, all’8 settembre o ancora alle Leggi razziali”. Leonardi ha poi sottolineato, anche in relazione al tema della responsabilità popolare introdotto in precedenza da Federici, che “la Resistenza nasce alla fine degli anni Venti con la cospirazione, da cui usciranno i quadri della Resistenza armata”, osservando altresì “che il fascismo in occasione delle elezioni del ’24 ha operato dei brogli, la gente non poteva andare liberamente a votare, come per il plebiscito in Ucraina dei giorni scorsi, come per l’Anschluss in Austria”. E ha concluso: “I partigiani, come spiegato da Parri e dai principali comandanti, contavano 89-90mila combattenti. Ma non ci sono solo i combattenti: teniamo conto ad esempio anche dei 600mila deportati, il 90 per cento dei quali non avevano aderito alla Repubblica di Salò: anche questa è Resistenza; o ancora l’impegno delle donne, o i bambini e le bambine che portavano da mangiare ai partigiani a rischio della loro vita. Certo, la massa in generale è rimasta ferma ed è chiaro che la guerra l’hanno vinta gli Alleati. Ma come ha detto Federici, la Resistenza ci ha ridato l’onore e la dignità. E soprattutto ci ha consegnato la Repubblica, patrimonio di valore inestimabile”.

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