Economia

Lsct, la paura del disimpegno attanaglia la comunità portuale. E’ il momento delle scelte

Lsct, la paura del disimpegno attanaglia la comunità portuale. E’ il momento delle scelte

LSCT

E’ il momento dell’incertezza, del sospetto e della preoccupazione sui piazzali, ma soprattutto negli uffici delle aziende della comunità portuale. Gli operatori sono impegnati a decifrare il momento e le mosse di Lsct e alcuni dei dubbi sul futuro a breve e medio termine appaiono fondati. Non potrebbe essere altrimenti, visto l’elevato e sempre più corposo numero di indizi che portano a credere che da fautore dello sviluppo dello scalo spezzino, il principale terminalista stia lentamente diventando una zavorra. E quel che è peggio è che il timore diffuso è che questo sia frutto di una strategia pianificata da tempo e applicata con puntualità, senza peraltro smettere di collezionare utili importanti. Covid o non Covid.
Nell’annus horribilis 2020 i profitti dichiarati da Lsct furono pari a 28,5 milioni e nel 2021 schizzarono a 40. Lo scorso anno ha fatto segnare una flessione nei traffici, ma è facile pensare che il triennio possa chiudersi intorno ai 100 milioni di ricavi.

Nel periodo la stessa efficienza non si è però riscontrata negli investimenti. A luglio 2021, con gli ostacoli di tipo legale legati al terzo bacino alle spalle da un anno, Lsct e Autorità di sistema portuale hanno siglato l’accordo procedimentale che modificava i contenuti dell’accordo sostitutivo del 2016, in base al quale il terminal avrebbe dovuto mettere mano al Molo Garibaldi. Dopo la sospensione delle procedure di lancio di gara attribuita all’esplosione della pandemia, a distanza di cinque anni si è quindi spostato l’orizzonte degli ampliamenti cambiando l’ordine degli addendi e mettendo al primo posto il Molo Ravano e il tombamento delle ormai ex Marine del Canaletto. Ma il risultato non è cambiato: il nuovo terminal, stando agli ultimi accordi, dovrebbe entrare in funzione nel primo semestre del 2024. Una scadenza impossibile da rispettare.
Le responsabilità dei ritardi non sono tutte in capo a Lsct, ma dopo anni di attesa ora si attende un netto cambio di passo. La fase autorizzatoria dell’intervento è conclusa anche sotto il profilo ambientale ed è imminente la presentazione dell’intesa tra terminal, Adsp, Regione Liguria e Comune per le opere inerenti il Canale Melara. Ora è il momento di lanciare la gara.
Sempre considerando l’impiego degli utili sul territorio, dal terminal con la redditività più alta d’Italia sindacati e dipendenti si sarebbero aspettati di riuscire a strappare qualcosa in più alla firma degli accordi di secondo livello apposta poco meno di un anno fa.
Un netto miglioramento le sigle e gli autisti lo vorrebbero vedere anche per quel che riguarda la manutenzione del manto stradale. Per coprire le buche che si sono formate all’interno dell’area in concessione sono stati posizionati dei lastroni di metallo, una soluzione che mette al riparo da vibrazioni e contraccolpi, ma che non convince le parti sociali in fatto di sicurezza: su una superficie del genere in caso di pioggia gli spazi di frenata si allungano con conseguenze immaginabili.
Questi ultimi non sono investimenti milionari, ma agli occhi di chi il porto lo vive rappresentano un segnale di scarso interesse nei confronti delle condizioni di lavoro e dell’operatività: un’ulteriore avvisaglia della supposta intenzione dell’azionista di maggioranza Contship di ritirarsi gradualmente dal porto spezzino e poi dall’Italia, puntando forte su Amburgo e sui porti del Nord Africa. C’è anche chi arriva a sostenere che in questa fase, di fatto, gli utili fatti alla Spezia stiano finanziando gli investimenti a Tangeri, in Marocco, e Damietta, in Egitto.
Un altro indizio dell’allontanamento di Contship dal Golfo dei poeti alcuni operatori della comunità portuale lo vedono nell’improvviso e sorprendente avvicendamento tra l’ex amministratore delegato Alfredo Scalisi e Matthieu Gasselin. Sui motivi della decisione presa dalla presidente della società Cecilia Eckelmann Battistello circolano voci e speculazioni non verificabili, ma quel che è certo è che il nuovo ad al timone del terminal non è di base alla Spezia, a differenza del predecessore, bensì a Melzo e che nei venti giorni trascorsi dalla nomina non sia ancora approdato in città, impegnato com’è nelle missioni all’estero. Un aspetto marginale, forse, nell’epoca delle videoconferenze.

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