Biostuoie di fibra di cocco per salvare la posidonia dell’Isola Palmaria

Biostuoie di fibra di cocco per salvare la posidonia dell’Isola Palmaria

Riforestazione posidonia nel Canale di Porto Venere

Il mare è a scacchi nel Canale di Porto Venere. Dieci rettangoli scuri filtrano dal fondale tra Punta Secca e Punta San Pietro: sono “rammendi” di prateria che potrebbero segnare l’inizio della rimonta della posidonia oceanica nel Golfo della Spezia. La pianta polmone del Mar Mediterraneo, grande produttrice di ossigeno, barriera naturale contro l’erosione e culla di almeno 350 diverse specie marine per ettaro, che qui trovano riparo e cibo nei primi tempi della loro vita. Vittima dell’antropizzazione dell’ultimo secolo e mezzo, che l’ha vista ritirarsi in maniera drammatica.

“Una regressione diffusa in tutto il Mediterraneo ed evidente anche qui, dove stimiamo ne rimanga il 25% rispetto all’estensione originaria. Tra le cause la costruzione dell’arsenale marittimo, la modifica della linea di costa, l’espansione del porto, le ancora dei diportisti. In questo caso particolare ha agito anche l’ingrandimento di Punta Secca, che per buona parte è formata da materiale di risulta della cava che operava qui di fronte”. Lo spiega il professor Stefano Acunto, biologo marino dell’International school for scientific diving, organizzazione composta da docenti e ricercatori che si sta occupando della riforestazione della posidonia insieme a Worldrise onlus.

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