Cronaca

Morta per l’asportazione di un neo, la Procura generale: “Roberta Repetto come Marco Vannini, fu omicidio volontario”

Morta per l’asportazione di un neo, la Procura generale: “Roberta Repetto come Marco Vannini, fu omicidio volontario”

Roberta Repetto, la vittima

Genova. Sedici anni per Paolo Bendinelli e quattordici anni per Paolo Oneda. Sono queste le richieste del sostituto procuratore generale nel processo d’appello per la morte di Roberta Repetto. La 40enne di Chiavari er morta per le metastasi consequenti all’asportazione di un neo al Centro Anidra, rivelatosi un melanoma la sul qualche non venne eseguita la biopsia e la 40enne venne curata con tisane e meditazione.

Come già accaduto in primo grado la Procura sostiene che il guru del centro Anidra e il medico bresciano abbiano commesso un omicidio volontario con dolo eventuale, e ha chiesto di conseguenza condanne pesanti (le stesse chiede dal pm Gabriella Dotto in primo grado), rispetto a quanto stabilito dal giudice di primo grado dove Oneda e Bendinelli erano stati condannati per omicidio colposo a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Nella requisitoria, che si svolge in abbreviato quindi a porte chiuse, dalla prima sezione penale della Corte d’ Assise d’ Appello il Procuratore Generale ha definito Roberta Repetto “vittima di manipolazione, di disinteresse, di abbandono e di indifferenza come Marco Vannini“, il giovane morto a maggio del 2015, quando, a casa della fidanzata a Ladispoli, è stato colpito da un proiettile alla schiena. Il processo si svolge a porte chiuse perché gli imputati avevano chiesto di essere processati con rito abbreviato.

» leggi tutto su www.genova24.it