La sicurezza e la politica, il criminologo: “Non è una questione di numeri, ma di formazione e coordinamento tra enti. Le telecamere? Non sono un deterrente”

La sicurezza e la politica, il criminologo: “Non è una questione di numeri, ma di formazione e coordinamento tra enti. Le telecamere? Non sono un deterrente”

Stefano Padovano

Quello della sicurezza è certamente uno dei temi più sentiti dalla popolazione. Argomento di discussione nell’agone politico, spesso con toni e contenuti da bar, ritorna in auge ogniqualvolta si verifichi un episodio criminoso grave o anche solamente dotato di appeal mediatico. La provincia spezzina non ha mai vissuto momenti di particolare allarme sociale da questo punto di vista, anche se la percezione di insicurezza ha talvolta portato a vivere una realtà differente, soprattutto in alcune zone della Spezia e di Sarzana. Un richiamo, quello alla differenza tra la sicurezza effettiva e quella percepita, che viene sempre fatto da chi si trova al governo, in risposta a chi, dall’opposizione, segnala episodi e situazioni.
Il tema è anche e soprattutto politico. E non potrebbe essere altrimenti, visto che riguarda da vicino l’attività di amministrazione del territorio da parte delle istituzioni.
Per questo, anche in vista delle prossime elezioni regionali, abbiamo affrontare la questione con il criminologo e docente dell’Università di Genova Stefano Padovano, autore di numerose pubblicazioni e relatore in innumerevoli convegni e incontri pubblici.

Qual è il primo intervento che deve fare la prossima amministrazione regionale in questo senso?
“La priorità della coalizione che vincerà le elezioni dovrà essere quella di riempire di contenuto la delega alla Sicurezza. Occorre un lavoro organico che passi per la ricerca, le indicazioni sulla progettazione, la formazione di operatori che operano nella sfera dei servizi alla persona. In questa regione serve una reale politica della sicurezza, che è la chiave strategica per innalzare la qualità della vita dei cittadini. Le singole amministrazioni si devono fare carico di questa competenza semplicemente perché gli attribuita nell’ordine delle cose, lavorando nell’ottica di un programma, composto da tanti micro interventi, con al fianco il supporto di una ricerca scientifica che non si limiti a dare numeri e percentuali. Tutto ciò valutandone i risultati raggiunti ed eventualmente per ritararne gli obiettivi correggendosi. Questo è ciò che attende l’esercizio istituzionale conferito dai cittadini alla politica”.

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