Un parco fotovoltaico a Saliceti, invece del biodigestore, il cui cantiere ha preso il via nei mesi scoris; e, per trattare la frazione umida, un sistema di compostaggio aerobico. Questa la proposta messa sul tavolo oggi da Comitato no biodigestore Saliceti e Comitato Sarzana che botta nel corso di una conferenza all’Arci del Canaletto. “Lo scorso luglio la stessa Iren ed European Energy hanno inaugurato a Tuscania, provincia di Viterbo, un grande parco fotovoltatico. Abbiamo così iniziato a studiare i vantaggi, sia ambientali, sia economici, che un impianto di questo tipo potrebbe comportare per gli spezzini, con l’obbiettivo di cambiare radicalmente la politica dei rifiuti e della produzione di energia”, ha detto Teresa Maio dei No biodigestore. “Iren intende diventare per il 2023 società leader nell’economia circolare, seguendo le direttive europee che puntano alal produzione di energia da fonti rinnovabili, in primo luogo dal sole – ha aggiunto -. Perché allora non utilizzare il sito di Saliceti, ormai compromesso ai fini dell’utilizzo agricolo, per un parco fotovoltaico?”. Ma i pannelli solari naturalmente non si occupano di rifiuti organici. “Per trattare la frazione e chiudere il ciclo dei rifiuti proponiamo il compostaggio di comunità con impianti di ultima generazione: questa è la vera economia circolare – ha detto Maio, affiancata dal presidente del comitato, Demetrio Macheda -. Come per il parco fotovoltaico, anche in questo caso Iren ha le giuste competenze, che può mettere al servizio dei Comuni. E’ solo questione di volontà politica, di equità e di solidarietà concreta tra comuni”. Il ‘pacchetto’ presentato oggi al Canaletto, ha osservato Maio, “è una soluzione alternativa al biodigestore, idonea a chiudere il ciclo dei rifiuti con una tecnologia davvero ecosostenibile e a produrre energia da fonti rinnovabili in quantità maggiore, senza pesanti impatti sul territorio e sulle tasche dei contribuenti”.
E’ poi intervento Lanfranco Pambuffetti del Comitato botta: “La nostra proposta, dal costo complessivo stimato in 20 milioni contro i 54 del biodigestore, mantiene i soliti obbiettivi che quest’ultimo vorrebbe conseguire, cioè chiudere il ciclo rifiuti e generare energia rinnovabile. Ma mentre con la nostra soluzione avremmo sicuramente la chiusura dei rifiuti in maniera sostenibile, con il biodigestore questo in realtà non accadrebbe, perché ove la quantità di materia che viene generata è notevolmente inferiore a quella in ingresso, e quando si generano elementi differenti dalla materia entrata, come il metano, vuol dire che il processo non è sostenibile e che non si tratta di economia circolare”, ha detto l’ingegnere, che ha poi illustrato un confronto tecnico tra biodigestore e parco fotovoltatico più compostaggio di comunità. Dall’energia prodotta ai costi complessivi e di gestione, dal consumo energetico all’impronta idrica, dalle tariffe di conferimento del rifiuto alle emissioni clima alteranti ecc., secondo le stime degli attivisti la bilancia pende dalla parte della proposta quest’oggi illustrata al Canaletto. Qua sotto, lo specchietto diffuso dai comitati: