Genova. Alle porte di ottobre i produttori olivicoli sono sui blocchi di partenza della campagna ligure. Gli alberi sono carichi, i primi frutti cambiano colore: si tratta solo di aspettare il momento ideale per raccogliere, anche se c’è chi ha già cominciato. Che cosa ci si aspetta dalla stagione 2023-2024? La soddisfazione generale parla chiaro: è un’annata fortunata. “Soprattutto rispetto alle due precedenti,” esordiscono Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale.
L’olivicoltura rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura regionale, nonché un elemento culturale importantissimo, che affonda le proprie radici in oltre duemila anni di storia e che incarna tutt’oggi il simbolo della tradizione gastronomica mediterranea. Una DOP, l’olio extravergine di oliva «Riviera Ligure», racchiude le eccellenze regionali e le varietà locali, per un territorio coltivato che va dall’estremo ponente al levante, dal mare all’entroterra. “I più fortunati, quest’anno, sono coloro che possiedono gli uliveti entro i 400 metri di altitudine”, spiegano Boeri e Rivarossa. Le olive liguri, infatti, raggiungono circa i 600-700 metri sul livello del mare. Dato che la fioritura dell’ulivo è scalare – ha inizio sul mare e pian piano si diffonde all’entroterra – per condizioni particolarmente favorevoli, quest’anno gli ulivi costieri hanno potuto godere di un clima perfetto, soprattutto nei delicatissimi dieci giorni di fioritura. Nell’entroterra c’è stata un po’ di pioggia e umidità, invece. In ogni caso, il pronostico è positivo, specialmente rispetto alle passate stagioni di mera carestia. “Nelle due annate precedenti i nostri produttori si trovavano costretti ad anticipare la raccolta a causa della mancanza di acqua nelle olive e di un’invaiatura precoce, oltre che ai numerosi problemi fisiologici dati dalla mosca dell’olivo”.