Riceviamo da Pietro Tedeschi, ex presidente del Parco di Montemarcello, Magra e Vara
Naturalmente rispetto ma non condivido la posizione su Vallestrieri presa dalla presidente del Parco. In questa serie di sovrapposizioni, il Piano del parco è sovraordinato rispetto al Piano regolatore del Comune; a sua volta le regole comunitarie sono sovraordinate al Piano del Parco… e via di questo passo, in questo modo si creano grandi incertezze sulle regole da adottare che ingessano un territorio. Un territorio, quello del Caprione, che è antropico (ambiente trasformato dall’uomo per adattarlo alle sue esigenze), è il prodotto di interazioni millenarie tra l’uomo e la natura, e quindi questa “filosofia” che il bosco debba prendere il sopravvento la trovo poco funzionale alla fruibilità stessa del Parco, giacché si debbono stimolare le attività umane presenti nello stesso, ripristinando e rammendando quella che è stata la sua funzione storica.
Negando la possibilità di ripristino di un’area definita, dal Piano di Parco, di sviluppo, si crea un grave “vulnus” rispetto al mantenimento delle regole, sul quale si basa ogni possibilità di utilizzo compatibile.
Uno degli elementi di chi, durante la mia presidenza, chiedeva l’abolizione del Parco era proprio l’ingessamento del territorio e di un Parco che negava ogni diritto a chi ci viveva; abbiamo battuto questa linea con lo slogan “Un parco fattore di sviluppo sostenibile e non un blocco allo sviluppo”. Questa nuova posizione, a mio avviso, porta acqua ai tanti silenti che vorrebbero annullarlo.
In chiusura una domanda mi sorge spontanea: ma il direttivo del Parco, organo di gestione democratica, fatto ad immagine e somiglianza della vecchia Regione, è stato coinvolto e ne condivide l’impostazione?
Pietro Tedeschi, ex presidente del Parco di Montemarcello, Magra e Vara